Piante contro muri

 

Piante contro muri

Il compito dellDurere piante riveste in architettura un ruolo rilevante, e specie negli ultimi anni la consapevolezza della necessità di salvaguardare maggiormente l’ambiente, le ha portate ad essere parte integrante di molti progetti, diventando talvolta l’elemento dominante.

Abbiamo però ancora tanta strada da percorrere: ad esempio quando ci capita di trovarci ad ammirare fermi nel traffico, le aiuole dove esili fili di erba sopravvivono agli scarichi delle automobili e cercano un varco tra vari tipologie di immondizie. Aiuole larghe talvolta pochi centimetri che ricordano tanto gli “oggetti di tristezza”. (cit. Vinicius du Marones, Ruggito del coniglio, Radio2)

Ai tempi dell’università , in una lezione di progettazione urbanistica, si parlava di muri e alberi e come questi ultimi avessero il compito di mascherare le brutture costruite e pensate dai progettisti (ma spesso anche da noi allora studenti). Si rappresentavano filari di piante lungo viali pedonali a separare il traffico veicolare dalle parti abitative. O si riempivano spazi che altrimenti rimanevano vuoti, bianchi (si disegnava ancora sulla carta). Ad un certo punto il dibattito si ingarbugliò su una domanda: una pianta, sta meglio dietro o davanti ad un muro?

Ho visto recentemente un importante intervento edilizio in un contesto di bianchi muri a secco e secolari ulivi, inserito in un paesaggio così suggestivo da essere immortalato pure dal Dùrer mezzo millennio fa.

Non sono state realizzate murature in pietra come il contesto avrebbe richiesto, ma in calcestruzzo, poi parzialmente coperto da esili edere ed altre piante. Temo che l’edera fatichi un po’ ad attecchire sulla liscia e dura superficie del calcestruzzo, abituata com’è a trovare varchi tra sassi e rocce alla ricerca di sostanze vitali!

Povera edera, perché investirla di un compito così importante?

scala in legno

scala in legno val di fiemmescala in legno

Il camino si sviluppa intorno alla scala in legno di larice a quattro rampe che collega i tre livelli dell’abitazione, situata in Val di Fiemme. Il larice è un materiale nobile da sempre utilizzato nelle costruzioni alpine per le sue caratteristiche di lavorabilità, resistenza e durevolezza: nel progetto è utilizzato per la scala, per il pavimento e per gli arredi fissi.

 

Il camino è stato ripensato e riprogettato, proponendo ora una stufa in ceramica di stampo più tradizionale. Prossimamente le foto della realizzazione

 

 

lavori in corso

posa scala e stufa

recupero sottotetto in Valle di Fiemme – casa vacanze

casa vacanze: vista interno sottotettoDell’edificio costruito agli inizi del 1800 nel Comune di Capriana, si prevede il recupero del sottotetto, destinato a casa vacanze in Valle di Fiemme. L’intervento è caratterizzato da un ampio soppalco realizzato in legno x-lam, sfruttando così la notevole altezza esistente. La struttura del tetto realizzata con travi di abete tipo fiume, è un’altra caratteristica di questo progetto: la scelta di questo tipo di travi esclude quindi elementi incollati (lamellari o bilama) ed è motò più in sintonia con la tipologia tradizionale, non avendo spigoli vivi ma arrotondati. L’aspetto finale è decisamente gradevole.

 

travi fiumeTra le travi il tamponamento è realizzato con perline in abete di tipo tradizionale, mentre le murature presentano (o meglio, presenteranno) una finitura ad intonaco tradizionale.

 

 

 

particolare dell’intersezione delle doppie travi della mezzacasa e del displuvio (i mattonipieni sono stati sostituiti…fidatevi!)

 

 

 

 

sezione casa vacanze
sezione casa vacanze

IMGP4838casa vacanze: stufa e scala in lariceDSC_0631interni in abete e larice

 

 

 

 

Progettazione: progettazione e direzione lavori: arch. Sergio Paolazzi; calcoli statici: ing. Fausto Paolazzi Associati Michelon -Valternigo di Giovo Tn

Committente: Daniela M. e Paolo J.

Realizzazione:  opere edili: Vojko Galamic – Tesero Tn; carpenteria in legno: FM strutture – Predazzo Tn;

 

Istanbul

istanbul, bandiere

istanbulRisparmio da subito le informazioni sulla città, al limite leggete qui http://it.wikipedia.org/wiki/Istanbul.

Arrivare in città nei giorni in cui finisce il Ramadam, ha un sapore particolare, unico: una moltitudine di persone riversata nei dintorni della Moschea Blu che al tramonto dopo la preghiera, mangia in allegria. Una moltitudine di famiglie, tutte sedute su tappeti adagiati sull’erba del parco che divide ( o unisce?) la moschea dalla basilica di Santa Sofia. Gli uomini vestiti quasi tutti allo stesso modo, con camicia bianca o maglietta, scarpe nere lucide e pantaloni pure neri. Le donne portano abiti lunghi, moltissime indossano il trench anche se la temperatura è di 30 gradi. Sotto il trench portano coloratissimi indumenti, preferibilmente nei colori pastello, anche se non disdegnano colori molto vivaci. Diverse donne portano il burka, chi di cotone, chi in seta. Nella piazza arrivano numerosissimi carretti a due ruote spinti da più o meno giovani venditori; alcuni di loro si allontanano nascondendosi al suono della particolare sirena della polizia locale di passaggio di tanto in tanto: abusivi? Vendono fette di anguria, spremuta di melograno (non compratela che vi chiedono anche 10 lire e rimarrete con l’amaro in bocca…), panini, dolci, lecca-lecca artigianali, giochini vari per bambini.

basilica santa sofiaSanta Sofia

Vedere questo monumento mondiale dell’architettura vale da solo un viaggio ad Istanbul. Rimasto subito deluso dal grande chiasso dei visitatori, ho pensato a quante persone fossero entrate in questa basilica nel corso dei suoi 1500 anni di storia: cristiani dei primi secoli, pellegrini e crociati; poi per quasi 600 anni musulmani. Il pavimento in pietra è letteralmente scavato nelle corsie dove camminano le persone. Da 70 anni è un museo con ancora presenti i simboli delle due religioni. Dispiace però vedere che i mosaici delle volte -l’oro che lasciava a bocca aperta tutti i fedeli di passaggio- sono in alcune parti molto degradati. In città ci sono cantieri di restauro di edifici di non più di 200 anni finanziati dal governo, mentre il monumento più importante della città è un pò abbandonato a se stesso. Non vorrei che ci fosse un’intenzionalità in tutto questo: sono da sempre convinto che ogni paese dovrebbe conservare e valorizzare il proprio patrimonio artistico, indipendentemente dalle religioni o dalle simpatie politiche.

sarcofago museo archeologico istanbulSempre in tema di conservazione, una visita al museo archeologico è consigliata. Il museo è per fortuna in fase di restauro, con alcune sale allestite con canoni e metodi innovativi e già sperimentati in molte strutture simili. Le sale non ancora rinnovate e dedicate alle antiche civiltà, sono inguardabili: non per gli oggetti esposti, ma per l’esposizione! Nelle vetrine ci si specchia ed i bellissimi oggetti sono così…invisibili. Il piano/sala dedicato alla mitica città di Troia, è una minuziosa e dettagliata ricostruzione stratigrafica, basata sugli scavi iniziati 150 anni fa.

 

 

moschea blu istanbul
moschea blu istanbul

moschea blu istanbul

 

istanbul, bandiereBandiere turche e palestinesi addobbano la piazza nelle giornate della fine del Ramadam

 

 

 

venditore di angurie Una serata in un centro culturale per un’ora di danza dervishi